Articolo tratto dalla rivista distrettuale LION SICILIA – maggio 2017
L’attenzione per la Scuola non è una novità nei programmi di servizio della nostra Associazione. Bisogna riconoscere che, specialmente negli ultimi anni sociali, i nostri Governatori hanno dedicato alla Scuola service di grande rilevanza che costituiscono quanto di meglio l’Associazione riesce ad offrire. Basti pensare al “Lions Quest”, al “Progetto Martina”, “Un Poster per la Pace”, “Scambi giovanili” e, da ultimo, “La Scuola come valore sociale” di cui ho avuto l’onore di essere Delegato responsabile nel suo primo anno di realizzazione nel nostro Distretto.
Mi piace ricordare l’origine della parola Scuola che deriva dal greco Scholé, che indica il tempo che il cittadino dedicava a sé stesso, alla propria formazione, a quella che per i Greci era la Paideia, la formazione culturale e personale, presupposto necessario a coloro che dovevano stare nella Polis come cittadini e partecipare attivamente alla vita sociale e politica. All’opposto della Paideia c’era la Vita operosa, la Vita affaccendata che i Greci chiamavano Polipragmosyne.
In latino gli stessi concetti si traducono con Otium e Negotium. Otium per il cittadino romano era il tempo dedicato alla propria formazione politica, retorica, filosofica, culturale in senso vasto. Negotium era la vita attiva, il tempo della vita speso negli affari familiari, o negli affari pubblici.
Secondo questa prospettiva, che la linguistica storica ci rivela proveniente dal mondo greco-latino, la Scuola (Scholé) è, o comunque dovrebbe essere, il luogo della formazione umana della persona, dello spirito critico, dell’assimilazione e del confronto delle esperienze presenti e passate. E pertanto, si contrappone, direi per definizione, si contrappone alla modernità polarizzata sul presente, sull’”adesso”, sull’Hic et Nunc.
La Scuola si pone in una posizione critica rispetto alla modernità. Può sembrare un paradosso, ma il grande valore della Scuola sta nella sua “inattualità”, nella sua disposizione critica nei confronti della modernità, delle mode e dei conformismi.
La Scuola in quanto ambiente della elaborazione e della trasmissione della cultura e delle conoscenze, di per sé stessa, per definizione, si oppone alla dimensione del presente che nel nostro tempo è diventata una dimensione invasiva.
Stiamo vivendo un tempo in cui il presente si è enormemente dilatato. Su questo tema ha scritto un interessante libretto Marc Augé, sociologo ed etnologo francese, un libro dal titolo “Où est passé l’avenir?”, tradotto in italiano “Che fine ha fatto il Futuro? dai non luoghi al non tempo”.
Attorno a noi si è enormemente allargato lo spazio. Che cosa è Internet che noi usiamo ormai quotidianamente? La rete é un allargamento orizzontale dello spazio un immenso presente che riesce a creare collegamenti in linea orizzontale, in uno spazio smisurato, che è ormai globale. Io posso andare con la rete dappertutto, con Internet in tutto il mondo, il mondo non ha confini, lo spazio disponibile è sconfinato.
Si contrae, per converso, e si indebolisce la dimensione del tempo. Mentre si allarga la dimensione orizzontale dello spazio, si indebolisce la dimensione verticale del tempo, si spezza la linea di collegamento tra le generazioni, il confronto con la storia. Il dialogo tra generazioni diventa più difficile, i linguaggi si diversificano, si disarticolano le conoscenze.
Con la tecnologia digitale, abbiamo cambiato il nostro rapporto con lo spazio e il tempo. Kant nell’ Estetica trascendentale, diceva che Spazio e Tempo sono “forme a priori della sensibilità”. Vuol dire che le cose ci si presentano sempre all’interno dello spazio e del tempo che sono due categorie a priori che permettono la conoscenza. Ciò vuol dire che noi, attraverso lo Spazio e il Tempo, conosciamo il mondo.
Una idea di Scuola come luogo nello Spazio e nel Tempo è dunque una idea di Scuola pensata come un ambiente in cui si sperimenta la conoscenza di sé e del mondo come svolgimento storico, del mondo nel suo divenire, del mondo come sviluppo, del mondo come Storia e di noi che cambiamo nella Storia del Mondo.
E cosa vuol dire conoscenza del mondo come storia, come processo, come sviluppo? Vuol dire che la Scuola deve favorire il dialogo tra passato, presente e futuro. Dialogo è un’altra parola greca che deriva da “dià” un avverbio che significa “attraverso”, e logos che è “la ragione”, il pensiero che diventa parola e discorso. La Scuola è il luogo del dialogo, di questo “attraversamento della ragione”, la ragione che attraversa in verticale la linea orizzontale del presente, lo mette in discussione e avvia la costruzione del suo superamento verso il futuro.
Vittorio Galvani